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IL PASSO SOSPESO DELLA CICOGNA
(LE PAS SUSPENDU DE LA CIGOGNE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 maggio 1991
 
di Theo Angelopoulos, con Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Gregory Karr (Grecia - Francia, 1991)
 
"Una sala d'aspetto. Così la definisce il più celebre dei registi greci: è Florina, una città ai confini dell'Albania e dell'ex-Jugoslavia. Abitata dal provvisorio: rifugiati, fuggiaschi da paesi, regimi, società che li respingono. O che essi rifiutano di riconoscere: in attesa di un'autorizzazione per salpare verso lidi ritenuti più clementi.

Un giovane reporter televisivo giunto da Atene, crede di riconoscere tra di loro un anziano uomo politico greco, scomparso misteriosamente qualche tempo prima, dopo aver scritto un libro dal titolo profetico, "Melanconia di fine secolo". Il giornalista ricorre alla moglie dello scomparso per tentare di identificarlo. Malgrado i suoi sforzi, e malgrado tutto sembri indicare il contrario, il mistero permane: lo sconosciuto disparirà definitivamente.

Presentato a Cannes nel 1991 l'ultimo film dell'autore di LA RECITA conferma quanto si sapeva da L'APICOLTORE (1987) a PAESAGGIO NELLA NEBBIA (1988): quella di Angelopoulos è una visione sempre più sconsolata della condizione contemporanea. Una specie di scetticismo ideologico che nasce, più che da una filosofia che lo apparenterebbe a molti intellettuali occidentali dell'ultimo decennio, ad una presa di coscienza - dolorosa e sofferta - della deriva dei diversi valori (morali, sociali, politici, ecologici) del momento attuale.

Sarà la nuova presenza di Mastroianni, ma IL PASSO SOSPESO DELLA CICOGNA fa pensare più all'universo di un Antonioni che non a quello utopistico, collettivo e storico al quale ci aveva abituati il regista del piano-sequenza. Il che ci vale vari momenti d'indubbia eleganza (un matrimonio fra due sposi separati da un fiume, come fra le nebbie padane de IL GRIDO; la linea sottile che separa i confini, sui quali si sospende appunto il passo che da il titolo al film): ma di una cura un po' stanca . Disincantata, come s'indovina essere la sua voglia espressiva.


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